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04 04 2013 | Rimini | Spending review, tagli statali: meno 1,5 mln alla Provincia da inizio anno

Giovedì, 04 Aprile 2013

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Rimini | Spending review, tagli statali: meno 1,5 mln alla Provincia da inizio anno


E’ certo di trovarsi alla vigilia della riapertura del dibattito per la chiusura delle province, Stefano Vitali (presidente di quella di Rimini). Fatto che reputa molto più che probabile (“l’unica cosa che saranno in grado di decidere i saggi di Napolitano sarà la cancellazione delle Province e, vista l’unanimità dell’opinione di tutti i partiti politici, è perfino superfluo tornare sul tema”). A cui si aggiungono “alcune recentissime novità, scaturite dalle nuove, recentissime, disposizioni governative in materia di enti locali”.
Si parla di spending review e tagli alla pubblica amministrazione, che “da inizio anno ha avuto una ulteriore espansione che, per la Provincia di Rimini, significa oggi un ulteriore ‘taglio’ di oltre 1,5 milioni di euro. A bilancio previsionale già approvato e ‘massacrato’ (credo che ricordiate il drastico calo degli investimenti, passati in un anno da quasi 40 a 10 scarsi milioni di euro) si aggiunge adesso una sforbiciata pesantissima che possiamo chiamare senza timore di smentita ‘vera e propria amputazione’”.


Vitali ricorda come dal 2008 ad oggi i trasferimenti statali alla Provincia di Rimini siano diminuiti di 9,5 milioni di euro. “Un’enormità, corrispondente a un dignitoso bilancio di parte investimenti (strade, scuole, infrastrutture per il territorio) che ci è stato tolto. Se in quattro anni si è riusciti in qualche modo a non affondare il merito risiede in una razionalizzazione delle spese correnti (personale, costi politica, utenze etc) pari a 7,6 milioni di euro. Mi permetto di aggiungere un aspetto che a volte passa in secondo piano: in questo frattempo la Provincia di Rimini è passata da 20 a 27 Comuni, percentualmente un incremento amministrativo del 30 per cento ma territoriale e stradale (raddoppio della rete) del 50 per cento non coperto da un euro che è uno”.


Altra tegola in testa alla Provincia il problema dei pagamenti della pa, dopo il rinvio ieri del consiglio dei ministri che avrebbe dovuto analizzarela bozza del decreto. “C’è anche il patto di stabilità. Sapete tutti cosa è, sapete tutti cosa fa. Mi limito a dirvi solo questo: il patto di stabilità blocca alla Provincia di Rimini oltre 15 milioni di euro (già in cassa) in investimenti. Quindici milioni non sono una bazzecola. Pensate cosa significherebbe poterli investire sulla riqualificazione scolastica complessiva”.
La situazione è pesante e impone alla Provincia una strategia. “Stante il contesto descritto, ci concentreremo su tre priorità infrastrutturali: aeroporto (salvataggio e ingresso soci privati), ponte sul conca (variante) e edilizia scolastica (Valgimigli e polo scolastico Riccione). Crediamo che assolveremmo dignitosamente al compito di mandato se di qui a un anno portassimo a casa questi risultati”.


Tutto il resto dovrà attendere (nella migliore delle ipotesi). “I sacrifici maggiori saranno a carico del turismo e di tutta la parte contributi che si caricheranno almeno il 50 per cento dello sforzo. Ciò significa principalmente non potere più supportare finanziariamente gran parte degli eventi sul territorio. Ma significa anche procedere a un’ulteriore razionalizzazione della manutenzione stradale: possiamo intervenire solo sulle emergenze e non altro”.


Reali saranno i danni ai cittadini, tornando al taglio delle Province. Molte le questioni ancora aperte. A partire dalla scuola. “Lo Stato non trasferisce un euro alle Province per l’edilizia scolastica, la necessaria manutenzione degli edifici o per i costi di gestione. A chi verrà attribuita la competenza? Ai Comuni, alle sempre più improbabili (visto il dibattito in corso) Unioni dei comuni, alle Regioni? E perché mai un Comune dovrebbe caricarsi integralmente costi, la cui copertura non è prevista, e che corrispondono ad un servizio di cui usufruiscono studenti provenienti anche da altri Comuni?”.
E il presidente invoca il bisturi al posto del seghetto. “Probabilmente si ottengono risultati più brillanti utilizzando il bisturi e intervenendo con precisione sulla parte malata, piuttosto che con amputazioni che rischiano di distruggere l’ammalato”, conclude Vitali.


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